Un laboratorio di immagine, identità e armonia interiore
Il mercoledì pomeriggio, tra le pareti accoglienti della sala di Mari House, qualcosa di speciale prende forma. È uno spazio di luce, di scambio, di sguardi che si riscoprono. Si chiama Amarsi a Colori, ed è un laboratorio nato dalla coprogettazione tra Zenith e il Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Città di Torino.
Ogni settimana, in via Madonna della Salette 20, un piccolo gruppo si ritrova per esplorare un tema che spesso viene sottovalutato ma che può rivelarsi profondamente terapeutico: la cura dell’immagine di sé. Oggi il gruppo è composto da donne di età diverse, ma è aperto e accogliente verso chiunque desideri intraprendere questo percorso, al di là del genere e dell’identità.
Qui, davanti a un grande specchio illuminato e a una tavolozza di tessuti colorati, non si parla di moda, ma di armonia. Non si cercano look perfetti, ma riflessi in cui riconoscersi. L’obiettivo non è apparire, ma sentirsi. Sentirsi in accordo con la propria pelle, con la propria luce, con le emozioni che ogni colore può evocare o accogliere.
Martina e Irene, insieme alle altre persone del gruppo, hanno intrapreso questo viaggio con curiosità e coraggio. Affiancate da Roberta Pagano, esperta di armocromia e guida attenta e gentile, durante il primo incontro hanno iniziato a scoprire la magia delle sfumature e delle consapevolezze. Il colore, in questo contesto, è un alleato: non impone, ma rivela. Mostra cosa ci dona, cosa ci illumina, cosa ci rende più noi stessi.
Ogni appuntamento è un’occasione per stare insieme, per osservare, per raccontarsi attraverso dettagli che parlano di sé: il tono della pelle, la luce degli occhi, i riflessi dei capelli, la sensazione che un rosso intenso o un verde delicato possono risvegliare. Ma soprattutto, è un’occasione per prendersi cura di una parte spesso trascurata perché ritenuta marginale: l’identità visibile, a noi stessi e agli altri.
Perché sentirsi bene con la propria immagine non è un vezzo. È un bisogno profondo, legato al riconoscimento, all’autostima, alla possibilità di uscire dal giudizio — soprattutto da quello che rivolgiamo a noi stessi.
Amarsi a Colori è allora molto più di un laboratorio. È un gesto gentile. Un incontro settimanale con la propria immagine non filtrata, non giudicata ma accolta. Un’occasione per confrontarsi con un gruppo che, di volta in volta, si fa più coeso, unito dal comune bisogno di volersi più bene.
È la possibilità di dirsi: “Merito di vedermi bene, di notare la mia bellezza. Merito di sentirmi a mio agio nel corpo che abito.”
E forse, proprio in questo atto semplice e rivoluzionario si nasconde una forma di cura profonda.
Una forma di libertà. Una forma di amore.




